Atto del Sinodo 1996, che ha recepito il Testo comune
Documenti relativi all'approvazione del "Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi  o metodisti" che hanno accompagnato il cammino di approvazione del documento stesso   Atto del Sinodo 1997, che ha approvato il Testo comune già approvato dall'Assemblea della CEI
  La "Recognitio" della Santa Sede
  Decreto di promulgazione del "Testo comune" da parte della CEI
  Dichiarazione del moderatore della Tavola Valdese in occasione della firma del "Testo comune"
  Dichiarazione del presidente della CEI in occasione della firma del "Testo comune"
  Comunicato stampa relativo alla firma del "Testo comune"
  Indicazioni del IV Circuito della Chiesa evangelica valdese per le procedure relative alla celebrazione di un matrimonio interconfessionale

 

 

Dagli Atti del Sinodo 1996

Art. 23 - Il Sinodo, richiamandosi all’Art. 103 del Sinodo ’93, che aveva recepito il "Testo comune" di studio e di proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali, approvando l’operato della Commissione che lo aveva predisposto in comune con l’analoga Commissione della Conferenza Episcopale Italiana, considerandolo una base per continuare la trattativa con la CEI per concordare con essa il modo e i tempi con cui rendere operative le indicazioni pastorali contenute nel "Testo comune";
preso atto con soddisfazione, per l’apertura ecumenica che essa esprime, dell’approvazione del "Testo comune" da parte della Conferenza Episcopale Italiana il 21 maggio scorso, con due modifiche minori preventivamente accettate dalla nostra Commissione (l’uso del termine "misti" accanto a quello "interconfessionali" e l’aggiunta delle seguenti parole al secondo paragrafo della II parte, relativo alla posizione cattolica: "La dottrina cattolica ritiene che ogni matrimonio fra battezzati sia sacramento, a prescindere dalla confessione cristiana alla quale appartengono gli sposi");
approva il "Testo comune" così modificato, riconoscendosi nelle sue linee di indirizzo in ordine alla costituzione di matrimoni interconfessionali per i quali i nubendi desiderino il riconoscimento di entrambe le chiese, e alla realizzazione di un autentico rapporto di dialogo ecumenico e di rispetto per la libera scelta da parte dei nubendi circa le forme di celebrazione matrimoniale e degli impegni che ne derivano;
chiede al Seggio di rinnovare il mandato alla Commissione per il dialogo con il cattolicesimo sui matrimoni interconfessionali al fine di procedere con l’analoga Commissione della Conferenza Episcopale Italiana alla elaborazione congiunta degli strumenti applicativi del "Testo comune", con particolare riguardo agli ostacoli derivanti dalla diversità delle rispettive normative specie in ordine alla responsabilità dei genitori verso i figli. Concludendo questa fase, il Sinodo riconosce che l’obiettivo fin qui raggiunto è dovuto anche all’impegno e alla preghiera di tante coppie interconfessionali che hanno portato con pazienza e fiducia il peso di situazioni spesso difficili nell’indifferenza, quando non nell’opposizione delle rispettive chiese.

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Dagli Atti del Sinodo 1997

Art. 58 - Il Sinodo prende atto della firma, intervenuta a Roma il 16 giugno 1997, del "Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia" (di cui all’art. 23/SI/96) da parte dei rappresentanti della Tavola valdese, dell’OPCEMI e della Conferenza Episcopale Italiana;
ritiene che le questioni applicative di tale documento, con particolare riferimento agli aspetti pastorali, debbano essere affrontate "di comune accordo", come previsto dal testo stesso;
informato che tale opinione sulla creazione di un gruppo di lavoro misto è condivisa dalla CEI;
invita il Seggio a nominare un’apposita Commissione.

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"RECOGNITIO" DELLA SANTA SEDE

Segreteria di Stato - Prot. N. 509/97/RS -
Dal Vaticano, 22 gennaio 1997

Lettera indirizzata al Presidente della C.E.I. Card. Camillo Ruini

Eminenza Reverendissima,
con il foglio N. 708/96, del 19 giugno u.s., l’Eminenza Vostra Reverendissima mi trasmetteva per competente esame di questo Ufficio, il testo della delibera approvata nel corso della XLI Assemblea Generale dei Vescovi italiani, e concernente la disposizione contenuta nel n. 3.3, lett. c) del Testo comune tra Cattolici e Valdesi-Metodisti sui matrimoni misti.

Per la disposizione in parola, Vostra Eminenza chiedeva, "ad cautelam", la "recognitio" della Santa Sede, di cui al can. 455, par. 2.

In merito alla richiesta di Vostra Eminenza, questa Segreteria di Stato riteneva opportuno acquisire anche il motivato avviso del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, recentemente qui pervenuto.

Mi è gradito, ora, parteciparle che il Santo Padre, alla Cui considerazione è stata sottoposta la domanda in parola, nell’udienza accordatami in data 20 gennaio c.m., ha benevolmente concesso la richiesta "recognitio".

Con sensi di distinto ossequio mi confermo

di Vostra Eminenza Reverendissima
dev.mo in Domino
† A. Card. SODANO

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DECRETO DI PROMULGAZIONE
DEL "TESTO COMUNE
"

Prot. n. 602/97

DECRETO

La Conferenza Episcopale Italiana, nella XLI Assemblea Generale, svoltasi a Roma dal 6 al 10 maggio 1996, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza il "Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra Cattolici e Valdesi o Metodisti in Italia".

Pertanto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per mandato della stessa Assemblea Generale e in conformità al can. 455 del Codice di diritto canonico nonché all’art. 28/a dello Statuto della C.E.I.,

- OTTENUTA la debita "recognitio" della Santa Sede, comunicata con lettera n. 509/97/Rs del 22 gennaio 1997;

- VISTO il verbale da cui si evince che il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Card. Camillo Ruini, il Moderatore della Tavola Valdese Gianni E. Rostan, il Presidente del Comitato Permanente dell’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia Pastore Valdo Benecchi, il 16 giugno 1997, hanno apposto la loro firma al documento predetto;

con il presente Decreto stabilisco che la promulgazione del documento sia fatta mediante pubblicazione sul "Notiziario" ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana.

Roma, 19 giugno 1997

Camillo Card. Ruini
Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

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Dichiarazione del moderatore della Tavola Valdese
dr. Gianni Rostan

Desidero esprimere il nostro ringraziamento alla CEI, ed in particolare al suo Presidente, Cardinale Camillo Ruini, per avere organizzato oggi questo incontro, in questa sede. Ma soprattutto desidero esprimere la nostra riconoscenza al Signore che ci ha condotti fin qui: è Lui che in questi anni ha guidato le nostre mani, le nostre menti e i nostri cuori. Quello che oggi firmiamo, infatti, è un buon testo, che affronta uno dei problemi che stanno più a cuore ai membri delle nostre Chiese. Siamo convinti che il Signore abbia guidato non solo le nostre mani e le nostre menti nell’elaborazione di questo testo, ma anche i nostri cuori, perché sono state davvero molte le difficoltà che sono state superate; dobbiamo riconoscere che, in particolare da parte cattolica, sono stati superati numerosi problemi di ordine giuridico, e siamo grati per lo sforzo compiuto.

Grazie anche alle due Commissioni, che hanno lavorato con dedizione, con attenzione e con spirito di apertura. Desidero infine sottolineare che quello odierno non è solo il punto d’arrivo di un percorso durato alcuni anni, ma al tempo stesso un punto di partenza verso nuovi traguardi. I documenti, per quanto belli, servono a poco se rimangono sulla carta: vanno vissuti. Così le numerose coppie interconfessionali del nostro Paese si aspettano che mettiamo in atto una pastorale saggia, aperta, che sia secondo la volontà di Dio. Come valdesi e metodisti, avremo occasione di riflettere sul percorso compiuto e sulle prospettive future nel corso del prossimo Sinodo, fra le cui priorità vi è, quest’anno, proprio il rapporto con le altre Chiese cristiane.

Roma, 16 giugno 1997

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Dichiarazione del presidente
della Conferenza Episcopale Italiana
card. Camillo Ruini

Signor Moderatore della Tavola Valdese, Signor Presidente del Comitato Permanente dell’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia, venerati e cari Confratelli, care sorelle e cari fratelli in Cristo.

Con questo nostro incontro rendiamo operante l’Intesa sui matrimoni misti o interconfessionali, frutto maturo del primo dialogo ecumenico ufficialmente realizzato in Italia. Questo "Testo comune" è stato elaborato da un’apposita Commissione nell’arco d’un decennio e poi approvato per la Chiesa cattolica in Italia nella XVI Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana il 21 maggio 1996 - ottenendo la prescritta recognitio della Santa Sede il 22 gennaio 1997 - e per le Chiese valdesi e metodiste dal Sinodo il 25 agosto 1996. Mentre ringraziamo la bontà che Dio che ha consentito questo passo concreto di riconciliazione, né facile né scontato, ringraziamo anche la Commissione mista che ha lavorato con serenità e profondità alla verifica delle dottrine delle due Chiese, per ritrovarvi un comune fondamento di fede, che possiamo esprimere con l’espressione biblica dello "sposarsi nel Signore", proprio di due battezzati.

A questo primo fatto ne è succeduto un altro non meno concreto e significativo, e cioè un passo verso una riconciliazione delle memorie, che non azzera la memoria dei fatti, la quale rimane a comune ammonimento, ma ne toglie l’asprezza aprendo al perdono reciproco chiesto e concesso. Questo è avvenuto su iniziativa del Segretariato della C.E.I. per l’ecumenismo e il dialogo il 16 febbraio scorso, con dichiarazioni ufficiali che segnano anch’esse un fatto nuovo nei rapporti tra la Chiesa cattolica in Italia e la Comunità valdese, presente tra noi da ben otto secoli, e cioè dal tempo della grande epopea francescana, rimanendo profondamente legata all’Evangelo del Signore, nonostante opposizioni anche dure.

Certamente lo Spirito Santo di Dio sollecita anche noi ad avanzare sulla via della riconciliazione, che intende allargarsi anche alle altre Chiese e Comunità ortodosse e protestanti in Italia, così come è già avvenuto nel felice incontro del Convegno ecclesiale di Palermo del novembre 1995, quando abbiamo potuto ascoltare con rispetto e sincera gratitudine la predicazione dei fratelli protestanti e ortodossi.

Auguriamoci che da questi positivi incontri possa nascere in tutti i cristiani una migliore comprensione reciproca, un sincero e arricchente "scambio di doni", una riduzione dei pregiudizi veicolati anche da stereotipi duri a morire, una graduale convergenza pratica su termini di rilevante importanza quali la libertà religiosa, l’impegno comune per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato, la stessa memoria dei Duemila anni dalla nascita di Gesù, unico nostro Salvatore.

Intanto si tratterà di tradurre operativamente l’Intesa, sul piano sia catechistico sia liturgico. Rimane chiaro che l’Intesa riguarda soltanto i matrimoni di cattolici con valdesi e metodisti in Italia. Inoltre, la terza forma di celebrazione, quella cosiddetta "civile", per i cattolici - anche se prevista dal nuovo Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo e dallo stesso Codice di diritto canonico in casi eccezionali - può creare disagio. Essa pertanto comporta l’insegnamento, fondamentale per i cattolici soprattutto in questo tempo, che anche il consenso espresso nella forma civile riguarda una comunità di vita e di amore fedele e indissolubile, e che in forza del battesimo esso è sacramento.

Quanto all’educazione del figli è comprensibile che le due parti chiedano il battesimo e una educazione religiosa dei figli nella propria Chiesa di appartenenza; ma per il bene stesso dei figli e della coppia si dovranno maturare nella preghiera e nel dialogo scelte opportune in funzione della comunione familiare, del vero bene spirituale dei figli, che non è mai quello di non educarli religiosamente, della promozione ecumenica nella loro vita religiosa.

Certamente si apre un nuovo capitolo non solo nei rapporti reciproci tra le Chiese, ma anche all’interno delle singole Chiese, che vedono l’impegno ecumenico balzare in primo piano in forza dell’esigente preghiera di Gesù al Padre: "Fa’ che siano tutti una cosa sola... Così il mondo crederà che tu mi hai mandato" (Giov. 17,20). Si tratta d’una grande educazione al dialogo e al rispetto nella verità e nella carità, accettandoci sin d’ora nelle legittime differenze e diversità di opinioni quando si tratta di opinioni e di scelte pastorali, ma sforzandoci di camminare seriamente verso l’unità sulle questioni teologiche nodali, che esistono e non possono essere sottaciute, proprio per amore di verità.

In questo cammino dovremo appoggiarci sulla carità e, con la carità, sulla pazienza dell’attesa e dei tempi lunghi, sulla fatica della mediazione, sull’umiltà dell’incontro dialogico e del riconoscimento reciproco, sull’azzeramento delle polemiche che acuiscono le divisioni e non portano a convergenza d’intenti. Rimane sempre vero per i cattolici il monito di Giovanni Paolo II all’incontro con i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane a Wroclaw il 31 maggio scorso: "Ponendosi in ascolto della voce dello Spirito Santo, le Chiese e le Comunità ecclesiali si sentono chiamate instancabilmente alla ricerca di una unità sempre più profonda, non solo interiore ma anche visibile. Una unità che diventi un segno per il mondo, perché il mondo conosca e perché il mondo creda. Non si può tornare indietro nel cammino ecumenico!".

Grazie, Signor Moderatore e Signor Presidente: e la bontà di Dio misericordioso benedica tutti noi e le nostre Comunità.

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Comunicato stampa

Il Presidente dalla Conferenza Episcopale Italiana Cardinale Camillo Ruini, il Moderatore della Tavola Valdese Dott. Gianni Rostan e il Presidente dell’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia, Pastore Valdo Benecchi, hanno firmato oggi, presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana a Roma, il "Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti in Italia", concordato tra la Chiesa cattolica in Italia e la Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese valdesi e metodiste). Tale firma costituisce l’atto finale di approvazione dell’intesa raggiunta a suo tempo tra le commissioni nominate a tale scopo dalla C.E.I. e dalla Tavola Valdese.

Il "Testo comune" era già stato approvato dall’Assemblea Generale della C.E.I. nel maggio 1996 e dal Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste nell’agosto dello stesso anno. L’accordo ha ottenuto successivamente anche la "recognitio" da parte della Santa Sede.

La firma odierna, che rende operativo l’accordo sui matrimoni "misti" (o "interconfessionali"), costituisce una tappa significativa nel processo di riconciliazione fra le chiese cristiane, alla vigilia della II Assemblea ecumenica europea, che avrà luogo prossimamente a Graz (23-29 giugno).

Roma, 16 giugno 1997

La Tavola Valdese Il Segretariato Della C.E.I.
per l’ecumenismo e il dialogo

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CHIESA EVANGELICA VALDESE - IV CIRCUITO
Indicazioni per le procedure relative alla celebrazione di un matrimonio interconfessionale

Nel caso della celebrazione di un matrimonio interconfessionale (o misto, secondo la terminologia cattolica) che sia riconosciuto da entrambe le chiese, le indicazioni da seguire sono le seguenti:

1. I nubendi sono innanzi tutto invitati ad assumere una approfondita consapevolezza del valore di un matrimonio vissuto nel Signore, e del diverso significato che le loro chiese di appartenenza gli attribuiscono.

2. In seguito a matura riflessione i fidanzati decidono in quale delle due chiese intendono celebrare il loro matrimonio. Dovranno intanto prendere insieme contatto sia con il pastore che con il parroco in vista di una adeguata preparazione del loro matrimonio.

3. La parte cattolica si rivolgerà al proprio parroco per l’espletamento degli adempimenti previsti e trasmetterà i documenti richiesti. Al parroco rivolgerà domanda ai fini dell’ottenimento della licenza per la celebrazione di un matrimonio misto. Nel caso gli sposi avessero deciso la celebrazione in chiesa evangelica, la parte cattolica dovrà anche ottenere la dispensa dalla forma canonica. La parte evangelica rimarrà intanto in contatto con il proprio pastore per i chiarimenti e le informazioni necessarie inerenti alla posizione della propria chiesa.

4. Nel colloquio con il parroco la parte evangelica non è tenuta ad alcun adempimento particolare, non essendo in alcun modo soggetta alle disposizioni canoniche, ad eccezione della consegna di un certificato di battesimo (rilasciato dal proprio pastore) e, eventualmente, di un certificato di stato libero (rilasciato dal Comune), ove il parroco non raggiunga in modo diverso la consapevolezza di assenza di precedente matrimonio.

5. La parte cattolica è tenuta, davanti al parroco, a firmare una dichiarazione in cui assume l’impegno di "allontanare i pericoli di abbandonate la fede" e a promettere "di far quanto è in suo potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati nella chiesa cattolica". Assumendo tali impegni la parte cattolica è consapevole che il partner evangelico è portatore di una fede cristiana autentica e, per quanto riguarda eventuali figli, ha gli stessi diritti e doveri in ordine al loro battesimo e alla loro educazione religiosa. Alla parte evangelica inoltre è richiesto di prendere atto della dichiarazione del partner cattolico, senza obbligo di adesione. Tale presa d’atto può essere fatta con dichiarazione verbale, senza obbligo di firma.

6. Il parroco è tenuto ad accertare che entrambi i nubendi non escludano quello che, con terminologia canonica, sono definiti "natura, fini e proprietà essenziali del matrimonio" (unità, indissolubilità, procreazione) e che il Documento del Sinodo Valdese sul matrimonio, definisce come "stabile comunità di vita, aperta alla possibile formazione di una famiglia".

7. Il parroco, dopo avere adempiuto alle suddette procedure, rivolge alla Curia la richiesta di licenza (ed eventualmente) di dispensa dalla forma canonica, per la celebrazione di un matrimonio misto. Mentre la parte cattolica dovrà recarsi in Curia, tale obbligo non è richiesto alla parte evangelica.

8. La richiesta di pubblicazioni matrimoniali presso l’Ufficiale dello Stato Civile dovrà precisare se si tratta della celebrazione di un "matrimonio concordatario" (se è fatta in chiesa cattolica) o di un "matrimonio secondo l’ordinamento valdese - Art. 11 Legge 449, 1984 - (se è fattain chiesa valdese).

9. La celebrazione avverrà nella chiesa scelta dai nubendi secondo la liturgia propria di quella chiesa. Non si dà luogo ad alcuna "concelebrazione", ma alla celebrazione potrà essere invitata (se gli sposi lo desiderano) una rappresentanza dell’altra chiesa per una possibile partecipazione alla liturgia (lettura biblica, preghiera, messaggio). Se la celebrazione avviene nella chiesa cattolica non vi sarà liturgia eucaristica.

10. La coppia è invitata ad essere attiva nell’una e nell’altra comunità onde favorire il dialogo, il confronto e l’incontro in spirito di ricerca fraterna. Essa rimarrà fortemente radicata nella fede dell’unico Signore e Redentore. Gesù Cristo. Questa sarà la forza e la base della loro unione al di là delle differenze confessionali delle chiese di appartenenza.

11. La coppia cercherà inoltre di mantenere contatti e rapporti con altre coppie che vivono la sua stessa situazione, favorendo e promuovendo incontri regolari di coppie interconfessionali, alla presenza di un rappresentante incaricato delle due comunità, al fine di proseguire la ricerca e approfondire e chiarire i problemi legati alla sua condizione, in particolare per quel che riguarda il battesimo e l’educazione religiosa dei figli.

Testi di riferimento

Il documento del Sinodo valdese sul matrimonio, 1971, paragrafi dal V al VII.
Il decreto generale sul matrimonio canonico, della Conferenza episcopale italiana, 1990, paragrafi 47-52.
Il Testo comune di studio e di proposta per un indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali, 1993

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